[vc_row][vc_column width=”1/6″][/vc_column][vc_column width=”2/3″][vc_single_image image=”15271″ img_size=”full” alignment=”center”][vc_column_text]Sono soprattutto i genitori che soffrono di stress lavorativo a pianificare le giornate per i figli fino da piccoli, fissando orari, accompagnandoli avanti e indietro in auto, cercando e spesso forzando le occasioni per farli giocare con altri bambini.
Questi genitori inoltre iscrivono i figli a corsi e associazioni sportive, per riempire la giornata, così gli orari e luoghi si moltiplicano.
Costruiscono per loro, finché non sono in grado di farlo da loro, dei ponti con il mondo esterno. A volte anche troppi. Il gioco avviene per appuntamento, entro dei tempi prestabiliti ed in una situazione costruita appositamente. Come se fossero già proiettati in una realtà adulta e lavorativa.
I giochi non nascono più spontaneamente dai bambini, che se li passano l’un l’altro con i loro tempi, ma molto spesso sono assegnati dai genitori, per riempire gli spazi vuoti ed il tempo rimasto a disposizione. I bambini fanno da specchio ai genitori.
Lo spazio di vita di questi bambini è sempre più frazionato, in special modo nelle grandi città: orari e trasporti impongono dall’esterno limiti precisi alle attività. I rapporti sociali non sono più intrecciati come qualche anno fa, come nella vita di vicinato, di quartiere, in un modo che ci si poteva trovare con gli stessi bambini a giocare. Questo comporta un disimpegno sociale: il bambino a cui non piace un compagno di giochi non lo inviterà più e non lo andrà più a trovare.
I corsi a cui vengono iscritti non sono fatti per creare una rete di rapporti duraturi, perché i tempi sono brevi, le attività mirano ad un obiettivo concreto e la maggior parte dei bambini e ragazzi ha pochissime altre occasioni d’incontro fuori del corso.
Se si crea all’interno del gruppo un conflitto o disagio, non c’è bisogno di affrontarlo e risolverlo: basta lasciare il gruppo e scegliersi un’altra attività. Si perde dunque autodeterminazione ed i legami sociali svaniscono, si assapora la solitudine.
I servizi per l’infanzia che ormai vanno dall’asilo nido alla scuola elementare, mettono i bambini in una situazione in cui non devono preoccuparsi di nulla: offrono abbondanti stimoli e materiali per le attività e il gruppo di coetanei già selezionato e formato. Sono aperti fino a tardi la sera e anche nei week end.
I bambini in questo modo si trovano di colpo in difficoltà, quando verso gli 11-12 anni, escono dalla scuola e da un sistema preconfezionato e devono cavarsela da soli per organizzarsi la vita, soprattutto se in famiglia non hanno fatto questa esperienza e non possono ricevere sostegno dai propri genitori perché sono a lavorare fino a tarda sera e quando ritornano a casa sono stanchi o stressati.
Il rischio di queste strutture che offrono una organizzazione preconfezionata e rigida della giornata è la perdita dell’inventiva e della creatività spontanea (non indotta) dei bambini e ragazzi, ma anche di iniziative di socializzazione con altri bambini o ragazzi al di fuori del contesto preconfezionato.
Quanto più attrezzato e colmo di materiali è lo spazio e quanto più stimolanti sono le idee da parte del personale di queste strutture, tanto più i ragazzi o bambini dipendono da quello che viene loro offerto.
Questo genera una attrattiva da parte dei bambini verso offerte pronte all’uso che inibisce lo sforzo di inventare qualcos’altro.
L’offerta dei servizi per l’infanzia è talmente confezionata di idee e di pacchetti di intrattenimento, che i bambini e ragazzi sono stimolati a venire e restare. Così si trovano nel ruolo di consumatore corteggiato e si percepiscono come un gruppo che deve essere intrattenuto a spese degli altri.
L’alternativa a sistemi preconfezionati dove si richiede puntualità e una volontaria regolarità di frequenza, sono tutti quei servizi e strutture aperte ed informali che possono essere frequentate con orari liberi: centri di quartiere, circoli ricreativi, associazioni culturali per l’infanzia, (anche dei giardini condominiali), non impongono un’organizzazione rigida della giornata ma non impegnano neanche ad organizzarsela da soli. Queste strutture offrono uno spazio che è utile come punto di ritrovo ed incontro dove svolgere attività spontanea dal gioco allo sport, la stessa funzione che prima svolgevano cortili e strade.
Questo tipo di organizzazione libera offre gruppi di gioco spontanei dove i bambini o ragazzi devono inserirsi in un contesto di gruppo indipendente e sottomettersi ai suoi vincoli sociali. Si tralascia un comportamento individuale e si adotta in questo modo un comportamento di collaborazione di gruppo: scelta degli orari, attività, progetti, organizzazione del gruppo, richiedono una scelta consapevole dei propri obiettivi e perciò una maggiore autonomia e senso di responsabilità. Anche le preferenze individuali hanno maggiore libertà di espressione.
Stress Remedy invita i genitori a diminuire il carico di attività settimanali dei propri figli, alleggerendoli dai molteplici impegni programmati e ad andare a cercare per loro anche questi spazi dove la libertà di espressione, di socializzazione e la creatività dei bambini o ragazzi possa emergere senza essere disturbata, vincolata e/o addirittura soffocata.
Stress Remedy attraverso l’offerta di percorsi personalizzati per ridurre drasticamente lo stress professionale, lavora spesso con genitori che sono sempre più sopraffatti o stressati dal lavoro e dalla vita moderna e non riescono più a tenere il passo con i propri impegni e quelli dei figli.
Quando un genitore ha un carico di stress notevole, arriva ad essere spesso ipercontrollante e rigido oppure distratto o addirittura assente mentalmente (anche se è presente fisicamente), trascurando in questo modo le reali esigenze o bisogni profondi dei loro figli.
Il percorso di Stress Remedy offre diverse opportunità ai genitori che sentono di essere stressati dal lavoro, per riequilibrare il sistema nervoso, per rilassarsi e rigenerare le proprie energie vitali.
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