[vc_row][vc_column width=”1/6″][/vc_column][vc_column width=”2/3″][vc_single_image image=”15279″ img_size=”full” alignment=”center”][vc_column_text]Esistono due tipi di stress: acuto e cronico; entrambi influenzano il nostro benessere psicofisico.
Lo stress acuto non dura a lungo. È generalmente quello che proviamo quando ci si confronta con una nuova situazione di apprendimento e rappresenta un fattore positivo per noi perché ci consente di ricordare l’evento sia esso positivo che negativo e di reagire per superarlo.
Lo stress cronico è di lunga durata in cui i propri meccanismi arcaici di attacco e di fuga sono eccessivamente stimolati.
Il nostro organismo è dotato di un sistema fondamentale per gestire lo stress: l’asse neuroendocrino surrenalico o HPA (ipotalamo-ipofisi-surrene), riferito a tre organi, regola il nostro sistema di attacco o di fuga attraverso la secrezione di ormoni e gioca un ruolo centrale nella complessa integrazione della risposta del nostro corpo agli stress fisici e psicobiologici.
Fu il fisiologo Hans Selye, considerato il padre della sindrome da stress, che descrisse per primo nel 1936 su Nature la sindrome generale da adattamento distinguendola in 3 fasi:
- reazione di allarme
- lo stadio di resistenza
- lo stadio di esaurimento.
Il sistema nervoso centrale una volta percepito l’evento stressante, anziché trasmettere il segnale alla neocorteccia che ne farebbe una elaborazione logica, attiva una cascata di fattori neuroendocrini, attraverso appunto l’attivazione dell’asse HPA che mettono l’organismo in grado di modificarsi e adattarsi alle nuove richieste esterne.
Quando lo stress a cui è sottoposto una persona diventa eccessivo ed insopportabile e quindi cronico, (preoccupazioni eccessive, rimugino, pensieri ricorrenti e negativi, ansia e paura, troppa rigidità, pressioni esterne) significa che l’asse ipotalamo-ipofisi-surrene non riesce più a sostenere l’eccesso di stress e si va verso l’esaurimento delle risorse “di scorta” e disturbi e spesso anche la malattia sono la naturale conseguenza di questo eccesso di richiesta.
Le conseguenze di un continuo stato alterato dell’equilibrio interno dell’organismo può sviluppare oltre a diversi disturbi più o meno gravi, per citarne alcune: osteoporosi, gastriti e ulcere intestinali, infarto e malattie autoimmuni, anche atrofia neuronale a carico dell’ippocampo con deficit cognitivi.
L’eccessiva produzione di ormoni, tra cui il cortisolo, fa aumentare gli effetti dannosi dei radicali liberi sui neuroni dell’ippocampo. Questo provoca a sua volta una cascata di effetti che porta i neuroni stessi dell’ippocampo a perire nel processo di apoptosi.
E quando i neuroni dell’ippocampo muoiono i processi di creatività ed apprendimento diventono pressochè impossibili.
Lo stress cronico quindi può farci acquisire una routine tramite la quale il collegamento delle nostre reti neuronali ci fa ripetere lo stesso comportamento disfunzionale, che ci porta a fermarci ed a non reagire.
Mentre sperimentiamo stanchezza cronica e spossatezza, e comportamenti ripetitivi, che discendono dallo stress cronico, diminuisce la nostra capacità di uscire dalla routine, da stati di malessere o da piccoli traumi e di rispondere alle situazioni secondo nuove modalità.
Stress Remedy attraverso l’offerta di percorsi personalizzati, invita le persone a prendere consapevolezza dell’importanza del proprio benessere ed aiuta a rompere i vecchi schemi dello stress cronico che si ripetono da lungo tempo e che alla lunga tolgono energia e voglia di vivere a pieno la propria vita.
È proprio con Stress Remedy, e in particolare con alcune tecniche mirate, che si possono attivare delle risorse interne che permetto alla mente di restare ricettiva, fresca e consapevole ed al nostro sistema nervoso di rigenerarsi ed equilibrarsi, liberandoci dallo stress accumulato nel tempo e invitando un rilassamento profondo.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]